Natale: tra gioia e conflitto

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Il Natale è la festa di tutti, che piaccia o no chiunque sa che in questo periodo dell’anno si attiva qualcosa dentro di noi che ci avvicina a questo evento o ci allontana da esso facendo così da specchio alle nostre idee e alle nostre emozioni. Potremmo dire semplificando che il natale è la cartina al tornasole della nostra identità: dimmi come vivi il natale e ti dirò chi sei.

 

Perché amiamo il Natale

Chi ama il Natale sa che non potrebbe essere altrimenti, sa che non potrà mai non amarlo perché non è contemplato che ciò possa accadere. E la ragione sta nella sua magia…

Chi riesce ad amare il natale è consapevole di vivere in un arco temporale di incanto perché si è trascinati dentro ad un tempo passato fatto di memorie positive. La memoria positiva associa un fatto alla gradevolezza della risposta emotiva che, come in un click fotografico, crea nel cervello un’immagine indelebile che diventa archivio di memorie buone a cui accediamo tutte le volte che vogliamo. Come in un album fotografico sfogliamo le pagine che rendono visibili una sequenza di immagini dove ci sono luoghi e situazioni di cui potremmo sentirne anche l’odore.

Il Natale ha un suo odore e se ci spingiamo dentro agli altri sensi li percepiamo tutti nel ricordo di noi da piccoli che perdura lo stesso in un tempo attuale: il tatto dell’albero durante il suo addobbo, le statuette del presepe posizionate dentro a luoghi ancestrali, l’odore del cibo cucinato per il convivio della vigilia e del pranzo di natale, i rumori delle stoviglie, delle padelle e dei piatti che prendono un proprio spazio nell’organizzazione della tavola, il gusto di un alimento nell’assaggio. L’essere partecipi visivamente a tutto questo con l’immaginazione mette in moto la macchina del ricordo del natale e non vediamo l’ora oggi di attivarci per realizzare dal vivo, come ogni anno, il rituale di questa magica festa nella quale sentiamo il tepore dell’abbraccio da sempre.

Il Natale è una luce intermittente che brilla, è il fiocco di neve, è il freddo che si dissolve davanti alla fiamma di un caminetto acceso, è lo sguardo entusiasta dei bimbi nell’attesa di Babbo Natale, è il sacro e il profano che convivono in un sodalizio magico, la chiesa, la messa, la stella cometa, la nascita di Gesù, l’occasione in più per dare un aiuto a chi ne ha bisogno, l’albero con i suoi regali accanto, la tombola, il convivio tra i propri affetti, i bigliettini di auguri, il pasto. 

Che la festa cominci!

 

Quando il Natale non si ama

Nello stesso modo di chi con un click accede a memorie positive, c’è chi invece associa il Natale a ricordi negativi e purtroppo non entra nella magia ma accede al tedio del Natale. La festa che a tutti i costi non si vede l’ora passi in fretta: nessun albero, nessuna cometa, nessun caminetto acceso.

Si sente molto freddo e voglia di sparire. Perché?

Possono esistere diversi motivi per cui il Natale può essere anche un generatore di stress e di malinconie. Per molte persone può essere l’esperienza di un percorso dove si è vissuto un cambiamento tra un Natale prima e un Natale dopo un certo evento, come spesso accade quando si perde un affetto caro. In questi casi la festa del Natale perde l’entusiasmo dell’attesa perché chi apparecchia la tavola sa che ci sarà un posto vuoto; il Natale sarà associato a qualcosa che amplifica un’assenza e nessun click scatterà per accedere alle memorie positive di un tempo che si sente dissolto. C’è chi invece con insofferenza percepisce di più del Natale l’aspetto consumistico a scapito di quello religioso e per non essere risucchiato nel vortice della corsa all’acquisto del regalo sotterra l’ascia allineandosi all’essenziale ma con lo stress di chi sente lo stesso l’oppressione sociale al consumo, godendo ugualmente del Natale ma sullo sfondo di una protesta; chi invece entra in quel vortice e con fatica si allinea al senso comune del fasto ma sente l’affanno del regalo ancora da pensare a tre ore dalla viglia, in aggiunta alla presenza di quel parente invitato che si odia da sempre. Poi c’è chi il Natale lo vive con il senso di colpa verso “chi non ha” e non accetta di lasciarsi andare a richiami di festa se sente che il suo prossimo fuori dalla porta di casa sta morendo di freddo e di solitudine.

Perché il Natale ha il potere di amplificare questa spaccatura tra chi è stato fortunato e chi no.

E allora in questo periodo di festa i senzatetto possono diventare il simbolo di ciò che si ha a scapito di chi non ha. Anche per questo molte persone durante tutto l’arco temporale dei festeggiamenti si sottraggono all’allegria sia domestica che sociale, calando su di essa un velo scuro.

 

Click!

Il Natale genera sensazioni diverse nelle persone, attiva parti di luce e di ombra. Il click delle memorie passate e dei vissuti è diverso per ognuno di noi e le dopamine del Natale si distribuiscono in maniera un po’ iniqua tra gli animi umani. Ma forse la magia del natale è anche questa, un’occasione per confermare chi siamo, cosa vogliamo continuare ad essere, e chissà, anche cosa potremmo cambiare di noi che da troppo tempo è rimasto dentro a macerare.

Personalmente mi piace pensare che l’atmosfera di festa natalizia possa contagiare anche chi si è sottratto per diverse ragioni a questo incanto, cominciando a riflettere sul fatto che il Natale possa offrire un’occasione per attenuare critiche e giudizi, affievolire malinconie, fare spazio a qualcosa di diverso per creare o ri-creare delle nuove memorie positive e accedere con un click a questa magia! Il colore di uno stato d’animo, di un pensiero o un’azione è più luminoso quando il giudizio è sospeso.

Buon Natale a tutti!

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Psicologa Roma Dott.ssa Beatrice Caponi - Psicologa Psicoterapeuta

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