Il tempo: che cos’è e quanto ne abbiamo a disposizione?
Tempo…concetto affascinante dai mille volti. Un elemento che vive dentro e fuori le nostre esistenze. Il tempo che passa silenzioso in un incessante proseguo di istanti scanditi dalle stagioni, dal movimento della terra, dei mari, dei vulcani, dalla natura che muore e rinasce. Poi esiste il tempo interiore quello che vive dentro di noi quando ci consegna alla personale elaborazione dei nostri vissuti e dei nostri obiettivi: “ho bisogno del mio tempo…” “mi prendo un tempo per pensare…” “il tempo del mio proposito è adesso”, ecc…
E mentre noi il tempo lo viviamo, lo perdiamo, lo ignoriamo, lo godiamo, lo combattiamo, lui esiste a prescindere da tutto. Mentre il tutto si evolve, cose, persone ed eventi, lui fa da sfondo, sembra vegliare sulle nostre esistenze come un’entità a parte, a volte remando a favore regalandoci occasioni e opportunità, altre volte contro. Si, perché il tempo quando vuole scopre il volto della beffa, non ci ricorda apertamente di non prenderci gioco di lui, di non farlo scorrere inutilmente perché non tornerà per darci un’altra occasione, quello è il suo momento per te, sembra dire “carpe diem” o mai più, e intanto noi viviamo nell’ illusione di averne così tanto a disposizione da “rimandare sempre a domani ciò che possiamo fare oggi” oppure il contrario, sentiamo di non averne mai abbastanza, come se una giornata fosse troppo breve per concentrare tutte le attività a cui ci dedichiamo.
Perdere tempo o non averne mai abbastanza: quando e perché abbiamo queste sensazioni?
A chi non è mai capitato di vivere momenti della propria vita con il sentore che il tempo stia sfuggendo o perché lo lasciamo scorrere inutilmente o perché lo riempiamo così tanto di attività e doveri quotidiani da non averne mai a sufficienza come vorremmo. Il risultato di questo è una sensazione di impotenza e frustrazione rispetto alla quale mettiamo in atto una manovra che sposta fuori da noi le cause delle nostre apprensioni: “è colpa del tempo che passa, scorre, fugge, inganna, non torna indietro…
Ad una più attenta riflessione in realtà il tempo assume una sua connotazione positiva o negativa in relazione alla percezione che ne abbiamo, influenzata a sua volta da come vogliamo essere dentro le nostre vite. Il divertimento e la noia sono per esempio due misure della velocità o della lentezza del tempo. Infatti quando ci divertiamo non ci accorgiamo neanche di avere un orologio al polso, se siamo in attesa di qualcosa che ci fa penare o annoiare siamo in grado di sovvertire le leggi della matematica, un’ora non è più composta di 60 minuti ma almeno 180…per essere ottimisti!
Quando abbiamo la sensazione di perdere tempo o che ci sfugga è verosimile che non stiamo facendo qualcosa che vorremmo fare, ci sentiamo immersi nelle nostre abitudini, in una “routine” che, ci piaccia o no, offre una “confort zone” nella quale sentirci protetti anche se cominciamo ad averne una certa insofferenza. E’ come se nella nostra vita arrivasse un momento in cui si sente il bisogno di una “svolta” che non è sempre facile mettere a fuoco in cosa realmente consista, ma sentiamo per noi la necessità di qualcosa di diverso che ci faccia capitolare in una nuova esperienza, dandoci la sensazione di un tempo più di qualità, dove la godibilità restituisce la sensazione di un tempo che nè fugge né è sprecato. Quindi, al di là di un tempo che oggettivamente procede per sua fisiologia, la realtà che sia lento o veloce, che sfugga o resti invece immortalato in istanti di felicità goduta, dipende da noi.
Se aggiungiamo inoltre la variabile culturale abbiamo anche uno specchio più ampio per vederci in azione nel nostro percorso temporale, Ghandi diceva: “gli occidentali hanno l’ora ma non hanno mai tempo”.
Come uscire dalla trappola del tempo sprecato che passa e va?
Non abbiamo poco tempo, ne perdiamo molto”… diceva Seneca.
Possiamo immaginare il nostro tempo come una tela bianca che ci offre l’opportunità di tracciare una figura che per noi abbia un senso, qualcosa che ci risulti credibile, un disegno che funzioni con una sua armonia al di là di ciò che rappresenta per ciascuno noi. Questa metafora rimanda alla possibilità di vedere il tempo come qualcosa che siamo in grado di plasmare sulla base delle nostre esigenze. Potremmo quindi disegnare il nostro tempo dandogli una forma in base a ciò che desideriamo per noi, perché è probabile che la vera ragione di un tempo che fugge o che va sprecato sia legata proprio a come non lo stiamo adeguando ai nostri bisogni più autentici.
Per comprenderci meglio in questo senso è necessario un “tempo di riflessione” che ci spinga a vedere cosa per noi è importante e come ci muoviamo nel nostro quotidiano, cioè in che modo vogliamo starci dentro, se da una posizione libera in cui ciò che accade attorno a noi e dentro di noi viene accolto con amorevolezza e con uno sguardo che osserva cosa stiamo facendo e come aggiustare il tiro se tendiamo a perdere la direzione, oppure restare passivi dentro la sgradevolezza di un tempo che non sentiamo più il nostro e che per questo passa e va.
L’augurio che propongo seguendo la metafora è quello di non abbandonare la nostra tela, non lasciarla impolverare inutilmente, ma prendere l’iniziativa per darle il colore e la forma che le spetta.
Intervento: terapia/sostegno psicologico
Come psicologa e psicoterapeuta mi occupo di diverse problematiche legate sia a quadri clinici più strutturati sia a situazioni contingenti di vita su cui può essere necessario avere un sostegno psicologico o più semplicemente uno scambio di idee. Chiunque abbia necessità di avere un confronto sul tema indicato nell’articolo a causa dei propri vissuti personali legati a situazioni simili, può contattarmi, richiamerò prima possibile.