Disturbo ossessivo-compulsivo: sintomi, cause e cura - Psicologo Roma “Più potente di un’ossessione c’è la sua cura”

Ossessione/compulsione

Che cos'è e come si manifesta?

Ossessione: termine derivante dal latino obsidere che significa assediare, bloccare, occupare, che descrive la condizione di chi è ostacolato dal bisogno insopprimibile di compiere determinati atti o astenersi da altri, o è costretto a trattenersi con pensieri o idee particolari che non è in grado di evitare, ripetendo indefinitamente questo obbligo a cui non riesce a sottrarsi e di cui non riesce neppure ad appagarsi. Anche se il soggetto è consapevole dell’insensatezza dei suoi atti o delle sue idee ossessive, non può fare a meno di riprodurli in una sorta di rituale (azione compulsiva) che, messo in atto per placare l’ansia, diviene autonomo, trasformandosi in un meccanismo ripetitivo non dissimile dai rituali magici dei bambini, da quelli magico-religiosi dei primitivi, e da quelli superstiziosi degli adulti. 

Il rituale si trasforma in disturbo quando, manifestata la sua inefficacia a mantenere l’ansia, diventa a sua volta motivo di ansia, sempre per il suo carattere coercitivo. Le ossessioni includono idee, pensieri, ragionamenti spesso percorsi dal dubbio e dall’interrogazione, immagini, sentimenti, ricordi o impulsi che, senza un nesso ricollegabile a uno stimolo esterno, si propongono in modo iterativo, automatico e contro la volontà del soggetto. Hanno quindi un carattere di incoercibilità perché il soggetto non riesce a liberarsene, di estraneità perché si impongono contro la volontà di chi li subisce come qualcosa di intrusivo, di invasività perché tendono progressivamente ad occupare tutta l’area della coscienza, di compulsività perché il soggetto non riesce a sottrarvisi, e per difendersene, organizza dei controrituali che complicano ulteriormente la sua vita irrigidendola in un cerimoniale che limita, se non addirittura sopprime, la sua libertà e la sua autonomia. Tra ossessione e compulsione esiste una forte complementarietà per questo tale sofferenza viene più comunemente riconosciuta come disturbo ossessivo/compulsivo (DOC).

 

Quali sono le ossessioni più ricorrenti?

Controllo: Il disturbo si manifesta con ossessioni che implicano timori ricorrenti correlati al dubbio di aver dimenticato qualcosa o di aver fatto un errore o danneggiato qualcosa o qualcuno inavvertitamente, fino ad arrivare alla convinzione che una propria azione o omissione sia causa di disgrazie. Esempi di ossessione tipica riguardano il timore di non aver chiuso la porta di casa, il gas o l’acqua, lo sportello della macchina, il non aver contato bene i soldi, ecc. A questi timori ossessivi seguono azioni correlate (compulsioni) che hanno lo scopo di redimere l’ansia generata dal timore, quindi controllare di continuo se gas, acqua, porta di casa o sportello della macchina siano davvero chiusi.

Contaminazione: in questo caso si tratta di ossessioni collegate al rischio di contagi o contaminazioni. I soggetti che ne soffrono sono tormentati dall’insistente preoccupazione di contrarre una malattia dal contatto con qualche germe, batterio, virus o sostanza tossica. Agenti “contaminanti” comprendono sostanze come urine, sangue, sudore, saponi, solventi e, per generalizzazione, tutti gli oggetti o persone potenzialmente veicolo di queste sostanze. Il contatto con la sostanza temuta è seguita da rituali di lavaggio tesi a neutralizzare la contaminazione, per esempio lavaggio ripetuto delle mani, di abiti o di oggetti personali.

Accumulo: il soggetto ha un irrefrenabile impulso ad accumulare e conservare oggetti utili come scarpe, borse abiti, oggetti decorativi per la casa, ma anche cose di poco conto, come giornali, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote, con l’idea che comunque potrebbero un giorno essere utilizzate. Nei casi più estremi, i luoghi della casa occupati dalle “collezioni” possono arrivare talmente a saturazione da rendere difficoltoso muoversi all’interno dello spazio della propria abitazione. Questi soggetti sono generalmente poco critici riguardo ai loro rituali e hanno una significativa difficoltà nell’accettare osservazioni costruttive a riguardo.

Ordine e simmetria: il disturbo si manifesta come intolleranza al disordine o all’asimmetria. Tutti gli oggetti di casa, libri, fogli, penne, asciugamani, videocassette, abiti, piatti, posate, oggetti decorativi, ecc. devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una precisa logica, per esempio di dimensione, e colore. Quando il soggetto percepisce asimmetria o disordine si impegna compulsivamente, anche per molto tempo, a riordinare questi oggetti, fino a sentire che tutto sia in linea con la propria regola. Le ossessioni di ordine e simmetria possono riguardare anche il proprio corpo, per esempio pettinatura dei capelli, smalto delle unghie ecc.

Superstizione: il soggetto manifesta pensieri superstiziosi portati all’eccesso. L’idea ossessiva è: “se faccio, penso o dico a me stesso determinate cose l’evento negativo non accadrà”. L’esito degli eventi viene quindi legato al compimento di gesti specifici, alla visione di alcuni oggetti o anche colori, al suono di determinati rumori. Per neutralizzare l’effetto negativo di un evento che si ritiene foriero di malanni, il soggetto, affetto da superstizione eccessiva, deve mettere in atto il rituale adatto alla situazione percepita come “nefasta” e attivatrice di uno stato di ansia intensa, e ripeterlo il numero di volte adeguato per evitare la disgrazia temuta, per esempio contare a ripetizione fino ad un certo numero, dopo aver visto un’immagine o avuto un pensiero ritenuti negativi.

Ossessioni pure: sono presenti pensieri ossessivi riguardanti l’avverarsi di situazioni altamente improbabili, ma che solo al pensiero risultano intollerabili. Il contenuto di tali ossessioni spesso può essere a sfondo religioso, sociale o sessuale. Il soggetto è ossessionato dal timore di essere o diventare omosessuale, pedofilo o ha il terrore di essere colto da un attacco di ira improvvisa e incontrollabile e fare del male a chi gli sta accanto. All’episodio ossessivo è spesso seguito un dialogo interiore rassicurante, che rappresenta un tentativo di soluzione per sedare l’ansia attivata dall’ossessione. Si parla di ossessione pura perché in questo caso viene meno la componente del rituale o della compulsione, dove il soggetto, appunto, compie azioni concrete.

 

Quali sono gli effetti del disturbo sul piano sociale e personale?

Il decorso di questo disturbo  raramente è episodico, una volta che si manifesta è nella maggior parte dei casi destinato a cronicizzarsi, seppure con fasi di miglioramento che si alternano a fasi di peggioramento. L’esordio è in età giovanile e questo crea complicazioni su diversi piani. Sul piano sociale implica costi alti e prolungati in termini di assistenza e di capacità di lavoro, i soggetti con questo problema lavorano in modo discontinuo e poco produttivo. Sul piano personale rischia di compromettere il corso di studi, la possibilità di lavorare ed una normale vita di relazione con amici familiari o all’interno del rapporto di coppia, questo perché il soggetto che ne soffre può avere sintomi cosi pervasivi da diventare invalidanti non solo per sé, ma anche per gli affetti più cari che ruotano attorno alla sua vita, fino ad impedire il normale funzionamento delle relazioni andando a peggiorarne la qualità.

 

Possibili cause e come affrontare il problema

Rispetto alle cause non ci sono ancora studi accreditati che diano una ragione definitiva del disturbo, esistono comunque evidenze sul fatto che il tipo di educazione all’ interno del nucleo familiare possa contribuire alla sua genesi. Il forte senso della responsabilità unita ad una rigidità morale e ad un’educazione improntata al rispetto inflessibile della regola, sono elementi che molto probabilmente favoriscono la nascita di questo quadro clinico. Dato il profondo senso di disagio che vivono i soggetti a causa dei loro pensieri ricorrenti e dei relativi comportamenti messi in atto, si consiglia di rivolgersi ad uno specialista che possa intervenire con tecniche appropriate per insegnare alla persona a gestire il suo problema. In genere una terapia farmacologica unita ad un intervento cognitivo comportamentale è di grande aiuto nel ridurre la quantità e la frequenza dei sintomi e nel rendere il soggetto, nel corso del tempo, meno vulnerabile ai meccanismi cognitivi che hanno contribuito alla genesi e al mantenimento del disturbo.