Disturbo dell’alimentazione - Aiuto Psicologico “In ogni specchio giace un doppio, un avversario che ci riflette e scava” Octavio Paz

Disturbo dell’alimentazione

Quali sono le caratteristiche di questo disturbo?

I disturbi dell’alimentazione (DCA) sono caratterizzati da una modifica sostanziale delle abitudini alimentari accompagnate da una preoccupazione esagerata per il proprio aspetto fisico, sia nella sua forma che rispetto al peso. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. Si possono individuare comportamenti tipici che definiscono le caratteristiche dei disturbi alimentari: dall’eccessivo controllo sul cibo fino a pratiche di digiuno prolungato, vomito autoindotto, assunzione non monitorata e casuale di lassativi e diuretici per contrastare l’idea di un aumento del peso, diete forzate, crisi bulimiche legate all’ingerimento di considerevoli quantità di alimenti fino a perderne il controllo, abbuffate seguite, non sempre, da pratiche di svuotamento fino alla totale eliminazione del cibo per scongiurare l’aumento di peso. Anche se molte persone possono riconoscersi in uno o più di questi comportamenti è bene aver chiaro che per una diagnosi definita di disordine alimentare devono essere soddisfatti specifici criteri. Attualmente il campo nosografico suddivide tali disturbi in anoressia nervosa, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder, BED) e disturbi non altrimenti specificati, cioè tutti quei quadri clinici in cui si ritrovano alcuni ma non tutti i sintomi richiesti per la diagnosi di disturbo alimentare (anoressia, bulimia, BED).

 

Classificazioni del disturbo dell'alimentazione

Anoressia

L’anoressia è un disturbo caratterizzato da una restrizione dell’alimentazione dovuta ad un’eccessiva preoccupazione per il peso e la forma del corpo. E’ presente un’alterazione della percezione corporea, la persona si vede grassa e vive costantemente con la paura di ingrassare che induce ad autoimporsi una soglia di peso molto bassa, per questo motivo si evitano i cibi molto calorici, fino ad arrivare ad effettuare veri e propri digiuni. Questi comportamenti protratti nel tempo creano estesi disturbi al sistema endocrino che si manifestano nelle donne con amenorrea (interruzione del ciclo mestruale con assenza di almeno tre cicli consecutivi) e negli uomini con perdita di libido e potenza sessuale.

Bulimia

Nei comportamenti bulimici sono presenti ricorrenti abbuffate (due a settimana per almeno tre mesi) in cui grandi quantità di cibo sono consumate in brevi periodi di tempo. Si avverte un senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare, per esempio avvertire di non poter smettere o non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando. Il soggetto per contrastare gli effetti ingrassanti del cibo può provocarsi vomito, abusare impropriamente di lassativi, di farmaci che riducono l’appetito, di diuretici ed imporsi periodi di digiuno. La percezione di sé è di essere troppo grasso, si avverte la paura intrusiva di ingrassare che induce ad essere sottopeso, per questo si affianca spesso anche l’abitudine ad esercitare un’ intensa attività fisica.

Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder)

Si tratta di un disturbo caratterizzato dalla presenza di crisi bulimiche (abbuffate)  non accompagnate però, a differenza della bulimia, da strategie per compensare l’ingestione di cibo in eccesso.

 

Qual'è la percezione dell'aspetto fisico nel disturbo dell'alimentazione?

Non sempre, soprattutto all’esordio del disturbo, la persona ha consapevolezza di avere un problema. L’iniziale diminuzione di peso viene percepita dal soggetto come gratificante, per i complimenti ricevuti dagli altri e perché si vede più bella e sicura di sé. Successivamente tutto comincia a ruotare intorno al peso e la vita diventa condizionata dal cibo e dal terrore di ingrassare, anche solo pochi etti, fino a definirsi un dualismo molto marcato tra immagine del proprio corpo reale e immagine percepita. Sarà infatti la percezione che la persona ha del proprio aspetto, cioè il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del corpo e delle forme, che influenzerà la sua vita più della propria immagine reale. Ciò accade in tutte le varie forme che assume il disturbo. Per esempio sia nell'anoressia che nella bulimia questa alterazione della propria immagine corporea influenza il soggetto nel guardarsi in modo obiettivo, l'immagine che rimanda lo specchio è ai suoi occhi quella di una persona con i fianchi troppo larghi, con le cosce troppo grosse e con la pancia troppo grande. Il peso è sempre abnorme e quindi vissuto con un senso di disagio e vergogna. La valutazione di sé stessi dipende in modo eccessivo dal peso e dalla forma del proprio corpo.

 

Negazione come principale meccanismo di difesa del soggetto. Quali le conseguenze sul piano della richiesta di aiuto?

Spesso gli altri attorno alla persona, familiari, amici intimi, hanno consapevolezza del problema ma l’interazione, sul piano del far prendere atto al soggetto del problema, diventa molto difficile e la risposta è in genere di negazione: “mi sento bene, io non ho problemi”. La tendenza del soggetto a negare il problema unita ad un inconscio senso di vergogna e di colpa per la sua condizione, più l’ ”utilizzo” dei sintomi del disturbo per cercare di risolvere le proprie difficoltà, può ostacolare la spinta alla richiesta di aiuto, fino a conseguenze molto gravi per la vita stessa del soggetto. Questa situazione di stallo che resta ferma tra la presenza di un problema e l'ostacolo nel procedere verso una soluzione, genera un vissuto di forte impotenza soprattutto per i familiari e per gli affetti più cari della persona portatrice del disturbo.

 

Importanza della diagnosi differenziale

Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche, in particolare la depressione, ma anche i disturbi d’ansia, l’abuso di alcool o di sostanze, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di personalità. Possono essere presenti comportamenti autoaggressivi, come atti autolesionistici (ad esempio graffiarsi o tagliarsi fino a procurarsi delle piccole ferite o bruciarsi parti del corpo) fino a tentativi di suicidio. Questo tipo di disturbi occupano uno spazio molto particolare nell’ambito della psichiatria, poiché oltre a “colpire” la mente e quindi a provocare un’intensa sofferenza psichica, essi coinvolgono anche il corpo con delle complicanze fisiche talvolta letali. Per tale ragione è anche fondamentale procedere verso una diagnosi differenziale che metta a fuoco la provenienza del disturbo dell'alimentazione come quadro clinico a sé.

 

Come curare un disturbo dell'alimentazione?

Nonostante soffrire di un disturbo alimentare sconvolga la vita di una persona, solo una piccola percentuale chiede aiuto. E’ molto difficile che le persone che soffrono di un disturbo alimentare riescano a motivarsi ad una terapia, proprio per la loro forte inclinazione alla negazione del problema. Quando si riesce ad arrivare alla richiesta di aiuto, l’intervento terapeutico mira ad aiutare il paziente a ridurre i sintomi attraverso lo sviluppo dell’auto-osservazione e l’accrescimento della consapevolezza delle proprie emozioni, dei propri pensieri e delle proprie sensazioni corporee. Fondamentale è riuscire a ricostruire la capacità del paziente di prendersi cura di sé e del proprio corpo, creando un’immagine di sé-fisico e sé-psicologico più coerente e “pulita” da percezioni distorte. In base alla valutazione del caso lo psicoterapeuta può collaborare all’interno di un quadro multidisciplinare che coinvolga più professionisti della salute: psichiatri, medici specialisti e dietisti.

Psicologa Roma Dott.ssa Beatrice Caponi - Psicologa Psicoterapeuta

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